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Iraq: Il recupero del patrimonio archeologico

Baghdad, 19 mar. 21 – Il Pontefice Papa Francesco nel suo primo discorso pronunciato in Iraq, rivolgendosi alle autorità e al corpo diplomatico radunato nel palazzo presidenziale di Bagdad, ha detto: “Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!”. Le devastazioni sotto l’occupazione jihadista sono state ingenti anche al patrimonio archeologico.Il 26 febbraio del 2015, lo Stato islamico ha pubblicato un filmato che mostrava un gruppo di uomini che distruggevano antiche sculture nel museo di Mosul, il secondo più grande possessore di antichità in Iraq. La distruzione di statue e manufatti risalenti all’impero assiro e accadico ha dimostrato ancora una volta, alla comunità internazionale, la sistematica eliminazione del patrimonio culturale, già notevolmente compromesso dal saccheggio ai danni del museo di Bagdad nel 2003.



All’indomani della diffusione del filmato, studiosi, politici e capi di Stato hanno denunciato l’episodio come un attacco al patrimonio culturale dell’umanità ed è cresciuta l’esigenza di assicurare ad esso una protezione speciale e rafforzata nelle norme del diritto internazionale.Sul tema è stata incentrata la tesi di dottorato dal titolo: “La tutela del patrimonio culturale in tempo di pace e nei conflitti armati”, realizzata dalla ricercatrice Roberta Maida, del Dipartimento di Architettura e Territorio dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, con il coordinamento dei professori Michele Trimarchi e Gianfranco Neri.Il pregevole elaborato indica una via d’uscita dall’attuale situazione, a tal proposito Maida sostiene che “attualmente l’Iraq ha quattro siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Questo numero cerca di trasmettere lo splendore di questi siti, così come di altri che fanno parte della Tentative List del paese e che potrebbero esservi iscritti in futuro”.L’Italia svolge un ruolo di primo piano nel sostenere le istituzioni locali nel recupero delle opere d’arte. A Erbil negli ultimi anni si sono tenuti i corsi dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma per abilitare i tecnici iracheni nel recupero degli avori e dei metalli, nonché una sessione di filologia sumera e accadica curata dalla Sapienza Università di Roma.L’archeologo Alessandro Bianchi ha realizzato molti progetti sostenuti dai Dicasteri degli Esteri e dei Beni Culturali; con il suo instancabile lavoro ha guadagnato la stima di Abdullah Khorsheed Qadir, direttore del l’Iraqi Institute for the Conservation of Antiquities and Heritage.

Nel Regno Unito il British Museum ha restituito all’Ambasciata della Repubblica d’Iraq alcuni reperti archeologici risalenti a cinquemila anni fa dopo aver identificato l’esatto tempio da cui provenivano a conclusione di una complessa indagine. I pezzi più significativi sono tre coni di argilla cotta recanti incisioni in scrittura cuneiforme ed oggetti vari come pendenti, amuleti e sigilli. La polizia ha condotto una perquisizione nella bottega di un antiquario di Londra e quando il commerciante non è riuscito a fornire la prova della proprietà, gli agenti hanno sequestrato i preziosi manufatti che sono stati identificati dal British Museum come provenienti dal sito di Telloh, nella provincia irachena di Dhi Qar.

Telloh (il moderno nome arabo dell’antica città sumera di Girsu), è uno dei primi agglomerati urbani nella storia della civilizzazione umana, santuario nel III millennio a.C. del dio sumero Ningirsu, vincitore dei mostri perturbatori dell’ordine cosmico e figlio primogenito di Enlil, il dio Vento. Il sito iracheno è sede del Programma di scavo e di gestione del patrimonio culturale in tempo di crisi del British Museum. Gli archeologi hanno individuato come zona di possibile provenienza dei reperti proprio Telloh, dove ci sono dozzine di pozzi poco profondi più volte saccheggiati, con gli oggetti mancanti probabilmente trasferiti illegalmente a Londra per la vendita. Dopo il sequestro le opere d’arte furono portate al British Museum ed analizzate dall’unità Art & Antiques della polizia metropolitana, di recente, questi manufatti sono stati consegnati alle autorità irachene per fare ritorno nel Museo Nazionale di Bagdad.

Vincenzo Legrottaglie


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