La cura dei beni comuni, il Consiglio Comunale approva il regolamento

Nella seduta del consiglio comunale di oggi, martedì 18 maggio 2021, su proposta del consigliere Michele Salonna e all’unanimità, è stato approvato il Regolamento dei Beni Comuni che promuove forme innovative di collaborazione tra l’Amministrazione, i cittadini e le associazioni per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani.

Al momento sono 25 i Comuni che lo hanno adottato e 55 quelli che hanno avviato l’iter per l’approvazione, di cui 4 nella provincia di Brindisi. Il Regolamento è stato ideato e realizzato da Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà, in collaborazione con il Comune di Bologna, prima Amministrazione in Italia ad averlo approvato il 21 febbraio del 2014.

Il progetto

Il progetto di Labsus si basa su un’idea molto semplice, cioè che “le persone sono portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità e che è possibile che queste capacità siano messe a disposizione della comunità per contribuire a dare soluzione, insieme con le amministrazioni pubbliche, ai problemi di interesse generale”.

Quale sussidiarietà

Quella che Labsus promuove è un’idea di sussidiarietà positiva, che vede la pubblica amministrazione e i cittadini come alleati, protagonisti di un rapporto di collaborazione fondato sulla fiducia reciproca. La sussidiarietà, dunque, si pone come la piattaforma costituzionale sulla quale costruire una società di cittadini autonomi, solidali e responsabili, che si alleano con la pubblica amministrazione per la cura dei beni comuni.

Il regolamento per i Beni Comuni

Il regolamento per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani chiama le persone al dovere di responsabilità nelle comunità in cui vivono, in un momento storico caratterizzato dall’erosione dei diritti e da risorse sempre decrescenti. Apre un ventaglio di possibilità enorme e un terreno di sperimentazione e di ricerca i cui risultati si valuteranno tra anni. Avvia un percorso in virtù del quale i cittadini stessi divengono amministratori dei beni comuni senza incorrere in sanzioni di alcun tipo.
“I beni comuni sono quei beni a disposizione di tutti, la cui cura porta un beneficio a tutta la comunità – spiega il consigliere comunale e capogruppo, Michele Salonna. Possono essere beni materiali, come le aree verdi, gli spazi di comunità, immateriali, ovvero la solidarietà, l’integrazione, le attività culturali, o digitali, come la garanzia all’accesso e all’inclusione. Questo strumento ha l’obiettivo di promuovere l’impegno civico e la collaborazione tra cittadini e amministrazione. Anche San Michele Salentino ha bisogno di cittadini attivi, responsabili e solidali. Ogni cittadino può intervenire attivamente nell’interesse della comunità, integrando le attività del Comune, attraverso la sigla di un patto di collaborazione che può nascere, spontaneamente, da proposte dei cittadini oppure in risposta ad una sollecitazione del Comune. La proposta progettuale presentata – conclude Salonna – se ritenuta ammissibile in merito ai principi del Regolamento sui beni comuni, verrà discussa e sviluppata durante una fase di confronto con l’Amministrazione, attraverso la quale si provvederà a dettagliare i contenuti dell’intervento e tutte le fasi di realizzazione”.
Come funziona

Il cuore del Regolamento sono i “Patti di Collaborazione” che prevede interventi sia carattere occasionale sia a carattere continuativo e può prevedere, ad esempio, la disponibilità dei beni, la manutenzione, il restauro, la riqualificazione di beni e anche l’attività di progettazione, organizzazione, animazione, produzione culturale, realizzazione di eventi e iniziative in ambito culturale, sociale e sportivo.

Cosa deve fare il Comune



Il Comune garantisce ai cittadini attivi, singoli o associati tra loro, un interlocutore unico nel rapporto con l’amministrazione mettendo a disposizione l’ufficio per l’Amministrazione condivisa, deputato alla analisi e gestione delle proposte di collaborazione e ad assicurare il corretto bilanciamento dei molteplici interessi pubblici e privati che tali proposte investono.
Al fine di rendere trasparente l’attività collegata ai patti di collaborazione l’Amministrazione prevede di pubblicare sul sito istituzionale dell’ente gli elaborati e le risultanze delle iniziative e attività, promuovendo anche eventuali conferenze stampa, convegni, eventi dedicati e ogni altra forma di comunicazione e diffusione dei risultati.
Nell’attivazione di questi percorsi condivisi, il Comune può prevedere l’attribuzione di agevolazioni a favore dei cittadini attivi, quali ad esempio, l’uso a titolo gratuito di immobili di proprietà comunale e il comodato d’uso di beni strumentali e materiali di consumo necessari alla realizzazione delle attività previste, ed anche la realizzazione di percorsi formativi e l’eventuale riconoscimento di forme di visibilità della collaborazione quali ad esempio installazione di targhe informative, menzioni speciali o spazi dedicati negli strumenti informativi.

Cosa devono fare i cittadini

Presentare le proposte all’ufficio per l’Amministrazione condivisa, che il Comune dovrà attivare, per valutare la fattibilità del progetto e co-progettare le azioni di cura. Le proposte possono riguardare tutti gli spazi e gli edifici pubblici in stato di degrado e abbandono, da riqualificare, ma anche beni comuni immateriali.


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