lunedì, Dicembre 23, 2024
San Vito dei Normanni

Trasporto di rifiuti dalla Campania al Salento, un arresto a San Vito

I rifiuti prodotti in Campania venivano smaltiti illecitamente nelle provincie di Lecce e Taranto. Anche una persona residente in provincia di Brindisi è coinvolta in una inchiesta della Dda di Lecce sfociata stamattina nell’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone. Si tratta del 57enne Oronzo Marseglia, residente a San Vito dei Normanni.



L’uomo, ristretto in carcere, avrebbe trasportato i rifiuti dalle aree di produzione, in provincia di Caserta, ai siti individuati dagli investigatori fra il Salento e il Tarantino: aree prive di autorizzazione e non idonee a ricevere alcun tipo di rifiuti, men che meno quelli pericolosi. Il provvedimento restrittivo, firmato dal gip del tribunale di Lecce, su richiesta della locale Dda, è stato eseguito alle prime luci del giorno dai carabinieri del Noe di Lecce e dai finanzieri del comando provinciale della Guardia di finanza di Taranto. 

Dieci persone sono state condotte in carcere. In tre sono ristretti in regime di domiciliari. Complessivamente sono 44 le persone indagate, fra le province di Lecce, Taranto, Napoli, Caserta, Reggio Calabria, Salerno, Palermo, Cosenza. Si procede per i reati di associazione per delinquere e attività organizzata al traffico illecito di rifiuti. Denominata “All black”, l’indagine ha portato al sequestro di due automezzi e al sequestro per equivalente di una somma superiore ai 200mila euro. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Lecce, deriva dalla riunione di due distinte attività investigative seguite dai carabinieri del Noe di Torino e Lecce e dalle fiamme gialle di Taranto, che pur partendo da presupposti diversi, convergevano su alcuni indagati. 

Per quanto riguarda i carabinieri del Noe, l’indagine è partita nel maggio 2018 a seguito del sequestro di un autotreno che aveva effettuato uno scarico illecito di rifiuti nelle campagne di Lombardore (Torino), effettuato dai carabinieri della stazione di Leinì (Torino) e del gruppo forestale di Torino, cui successivamente si sono uniti i colleghi del Noe di Torino. In questo modo è stato individuato un gruppo di presunti faccendieri di Lecce e Taranto i quali, ognuno con un proprio ruolo e creando società fittizie dotate di false autorizzazioni, offrivano siti inesistenti per lo smaltimento di rifiuti per il tramite di una società di intermediazione di rifiuti piemontese, non iscritta all’albo gestori rifiuti. Sono quindi iniziati una serie di contatti monitorati dai militari, tra questi intermediari e alcune aziende attive nel trattamento dei rifiuti, situate nel Torinese e nel Bresciano, allo scopo di far confluire ingenti quantitativi di rifiuti in alcune località nel Leccese e nel Tarantino. Ma le difficoltà organizzative del trasporto hanno fatto insorgere dei contrasti fra gli organizzatori, determinando così la scissione del gruppo pugliese con i broker piemontesi. A quel punto gli indagati residenti in Puglia si sarebbero organizzati per creare un’altra direttrice di traffico reperendo con successo dei produttori di rifiuti nell’area ben più accessibile nelle province di Caserta e Reggio Calabria. Su questa nuova direttrice di traffico si è sovrapposta una parallela attività della guardia di finanza di Taranto. 

Da quanto appurato dagli investigatori, i rifiuti venivano smaltiti o previo sversamento sul suolo con successivo tombamento o abbandonati all’interno di capannoni industriali in disuso e successivamente dati alle fiamme. Un traffico illecito dai connotati complessi, insomma, che ha coinvolto numerosi soggetti, con i ruoli di produttori, trasportatori, intermediari, riceventi, deputati allo scarico e alla ricerca dei siti in cui tombare i rifiuti. Complessivamente sono stati documentati 28 conferimenti illeciti per un totale complessivo di più di 600 tonnellate, di cui almeno 142 classificate come rifiuti pericolosi. I rifiuti (plastiche, gomme, ingombranti, guaine catramate e fanghi) provenivano in gran parte da un’azienda autorizzata al trattamento situata a Sparanise (Caserta), che grazie a questo sistema sarebbe riuscita ad abbattere fortemente i costi di gestione. 


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