Stando alle interviste al dott. Stanzione, Garante della Privacy, apparse sulla stampa di oggi, e salvo improbabili diverse istruzioni che perverranno dal Ministero, a partire dal primo settembre le scuole dovranno istituire un sistema di controllo quotidiano dei “green pass” COVID19 in possesso del personale (docenti, amministrativi e ausiliari), basato esclusivamente sull’utilizzo dell’app istituzionale “VerificaC19”.
Ciò significa che negli oltre 42.000 edifici scolastici su cui sono dislocate le scuole italiane dovranno essere attive, tutti i giorni e per tutto l’orario di apertura, altrettante unità di personale che su delega del dirigente saranno addette al controllo e alla registrazione del possesso del green pass nei confronti di tutti loro colleghi, al momento in cui essi si presentano a scuola: per entrare in classe a far lezione, per partecipare alle riunioni degli organi collegiali, per espletare il loro servizio quotidiano, etc.
Si aggiungono, dunque, impegni e complicazioni organizzative al lavoro delle scuole e dei loro dirigenti, già messi a dura prova dalle incombenze derivanti dallo stato di emergenza sanitaria in corso.
E ciò a causa del fatto che la semplice verifica della validità del green pass non permette di rilevare (in quanto protetto dalla privacy) il dato della sua scadenza (che varia da 9 a 6 mesi, secondo i casi): per questo sembra insuperabile la necessità di effettuare nuovamente la verifica ogni volta che l’interessato deve entrare a scuola.
Si tratta, a nostro avviso, di un enorme e ingiustificato spreco di lavoro e risorse umane che, già scarse in generale, si dovrebbero meglio e più utilmente impiegare. A parte il paradosso costituito dal fatto che si obbliga il personale scolastico, unico caso fino ad ora nel mondo del lavoro, a dover “giustificare” * (attraverso la validazione del green pass) *la propria presenza sul luogo di lavoro, si sarebbe potuta scrivere la norma (Decreto-legge n. 111 del 6 agosto scorso) in modo da salvaguardare anche la privacy, per esempio prevedendo che le scuole potessero legittimamente ottenere d’ufficio il dato della scadenza delle certificazioni, attraverso l’incrocio dei dati del personale in servizio con l’anagrafe vaccinale gestita dalle ASL, analogamente a quanto si fa per gli alunni al momento della loro iscrizione. Cosa che è impossibile, dice il Garante della Privacy, proprio perché manca in merito una specifica norma di legge.
Qualcuno oggi dice che la soluzione si troverà nel corso della conversione in legge del decreto del 6 agosto (che dovrebbe aversi entro il 5 ottobre): ma non ci si poteva pensare prima? Anche perché i problemi per le scuole iniziano già da mercoledì prossimo 1 settembre.
Altri problemi, molto consistenti, aspettano da due anni ormai una soluzione che non arriva: non vediamo infatti soluzioni strutturali per lo storico problema dell’affollamento nelle classi numerose, per le quali il decreto-legge “raccomanda” ma non impone più il distanziamento di un metro fra un alunno e l’altro: ciò significa che si potrà sostituire il distanziamento con il semplice uso delle mascherine per tutto il tempo?
E per i trasporti: ritorneremo ai doppi turni di ingresso (e di uscita), come previsti dai tavoli prefettizi, o vi sarà un effettivo potenziamento delle corse, come da noi proposto, anche con il ricorso all’utilizzo di bus privati (previsto e finanziato da un’apposita legge)?
Aspettiamo risposte chiare. Dopo due anni di emergenza COVID, la scuola – per molti aspetti – sembra sempre allo stesso punto di partenza ….
Roberto Romito – Presidente regionale ANP Puglia