Prosegue la XXVI edizione del “Barocco Festival Leonardo Leo”, la rassegna di musica antica dedicata al grande maestro di San Vito dei Normanni organizzata dalla Città di San Vito dei Normanni con il Comune di Brindisi, il Ministero della Cultura e la Regione Puglia. E si continua con un concerto dal titolo “Dal golfo di Venezia a quello di Napoli”, mercoledì 23 agosto, alle ore 21, nel chiostro di San Paolo Eremita a Brindisi. L’orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici”, diretta al cembalo da Cosimo Prontera, congiunge due porti della musica tra Seicento e Settecento come Napoli e Venezia, dai quali partivano professionisti impiegati lungo un arco che da Madrid saliva a Londra e attraversava il mondo tedesco per terminare a San Pietroburgo. Un confronto ravvicinato fra due civiltà musicali lontane geograficamente che ribatte la pratica dei cori battenti, di importazione veneziana. Il funambolismo di Alessandro de Carolis (flauto dolce) traccerà un ponte tra i due mondi musicali. Biglietti disponibili nel luogo del concerto. Ticket euro 3 – Info T. 347 060 4118.
«Corri, vola a Napoli ad ascoltare i capolavori di Leo, Durante, Jommelli, Pergolesi!», scrive Jean-Jacques Rousseau nel suo “Dictionnaire de Musique”. E se è vero che la musica è stata una presenza costante nella storia della città, ciò fu anche più vero nel diciassettesimo secolo, quando Napoli divenne la capitale musicale d’Europa. Nella Napoli governata dai viceré spagnoli c’era una notevole quantità di istituzioni religiose spesso collegate a ordini ecclesiastici. Ciò determinava un’incessante richiesta di musica e di conseguenza di musicisti di talento. Alcuni provenivano da fuori già formati, molti erano educati nei celebri conservatori della città e inseriti in un “sistema” musicale di domanda, produzione e offerta che, con l’eccezione di Venezia, non aveva eguali nel resto d’Europa.
Nel Settecento comincia a realizzarsi il progressivo passaggio dal flauto dolce a quello traverso e i Concerti di Vivaldi inaugurano di fatto la letteratura solistica dedicata al flauto. Fino ad allora i flautisti adattavano al proprio strumento le musiche scritte per il violino o l’oboe. Prima del Settecento il flauto era considerato solo come “alter ego” della voce, mentre il flauto traverso giunge perfino a sostituire il violino nei gusti musicali degli interpreti dell’epoca. La vera consacrazione arriva tuttavia con Federico II di Prussia – allievo di Johann Joachim Quantz – che pubblica una serie di Sonate da Camera: il flauto diventa in questo modo strumento amato dai nobili dilettanti del tempo.
Vivaldi recepisce gli eventi che stavano cambiando la morfologia e la letteratura del flauto e scrive i suoi Concerti tra il 1722 ed il 1735, gli anni in cui attraversa le capitali musicali europee. Il “prete rosso” compone per entrambi gli strumenti distinguendo tra “flauto” (intendendo il flauto dolce) e “flauto traverso”. Frans Brüggen, flautista e direttore d’orchestra olandese scomparso nel 2014, fa notare come l’impiego delle due dizioni (flauto dolce e flauto traverso) nelle opere vivaldiane non fosse rigida, ma interscambiabile. Segno che il processo di emancipazione del flauto traverso da quello dolce non avvenne in modo repentino ma fu lento e graduale. La stessa produzione vivaldiana fu influenzata da questo particolare periodo storico.
In questa fase, il sistema produsse un numero impressionante di musicisti di altissimo livello, che trasformarono il panorama musicale dell’epoca: alcuni di loro rimasero a insegnare negli stessi conservatori in cui avevano studiato, altri furono chiamati ed acclamati nelle corti italiane ed europee, partecipando al fenomeno musicale napoletano, tra questi i pugliesi Domenico Sarro e Leonardo Leo.
A Venezia c’erano gli ospedali come a Napoli i conservatori, ma anche gli ospedali in realtà erano centri culturali veri e propri. A tutti gli effetti erano, soprattutto la Pietà, autentici conservatori, in analogia con i quattro di Napoli, nei quali erano ammessi soltanto maschi. Né conventi, né pure scuole di musica, gli ospedali di Venezia offrivano un modello d’istituzione molto originale, che associava donne e ragazze di origini sociali sempre più diverse. Alla Pietà, l’ospedale più famoso e accreditato non solo a Venezia, ma anche in tutta Europa, durante le festività le musiciste si esibivano dietro le grate dei due cori, in modo che non fossero visibili dai fedeli o comunque da chi era in Chiesa. Lo stesso Vivaldi ne divenne responsabile nel 1716. Gli ospedali divennero una fucina musicale moderna e talvolta pionieristica anche perché operavano in totale autonomia amministrativa ed economica rispetto alla Chiesa.
• Mercoledì 23 agosto ore 21.00
Chiostro di San Paolo Eremita • Brindisi
Dal golfo di Venezia a quello di Napoli
Alessandro De Carolis flauto a becco
Orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici”
Cosimo Prontera direzione al cembalo
Raffaele Tiseo violino principale
Federico Valerio violino secondo
Paolo Castellitto viola
Fabio De Leonardis violoncello
Maurizio Ria violone Stefano Stabile tiorba e chitarra