Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
Operazione Wolf: la Direzione distrettuale antimafia di Lecce spinge il piede sull’«acceleratore». Nei giorni scorsi, il pm Carmen Ruggiero ha fatto notificare agli indagati, che il 17 luglio scorso furono raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Dalla data di notifica dell’avviso, gli indagati, come previsto dal codice di rito, hanno facoltà, entro 20 giorni, di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio. A seguire il pm formalizzerà a loro carico la richiesta di rinvio a giudizio. Questo significa che il processo per capi e gregari del presunto sodalizio criminale che aveva il suo core business a San Vito dei Normanni e la sua «filiale» a Fasano potrebbe iniziare ancor prima delle fine dell’anno.
Il 17 luglio scorso, giorno del blitz dei carabinieri, sono finiti in carcere: Luca Balducci, 29 anni, di Corato (Ba), Roberto Calò, alias «Carvignulo», 40 anni, sanvitese, Rosario Cantanna, 49 anni, mesagnese, Angelo Potenzo Cardone, alias «Jackie Chan», 36 anni, fasanese, Pancrazio Carrino, alias «Stellina», 42 anni, di San Pancrazio Salentino, Maurizio D’Apolito, 46 anni, di Torre Santa Susanna, Adriano De Iaco, alias «Lu meccanico», 33 anni, di San Vito dei Normanni, Alessandro D’Elia, 40 anni, brindisino, Domenico Fanizza, alias «Fcazz», 41 anni, fasanese, Renato Loprete, 47 anni, fasanese, Bryan Maggi, 33 anni, brindisino, Gionatan Manchisi, 42 anni, fasanese, Adriano Natale, 41 anni, carovignese, Domenico Nigro, 23 anni, di San Vito dei Normanni, Giuseppe Prete, alias «Vaccaredda», 49 anni, sanvitese, Giulio Salamini, 44 anni, di Taranto, Francesco Turrisi, 47 anni, di San Vito, Noel Vergine, 35 anni, di San Vito. Unico destinatario di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari è stato Angelo Roccamo, 77 anni, brindisino. Ad alcuni degli indagati le ordinanze sono state notificate in carcere, dove erano già detenuti per altre cause.
Associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra, violenza privata, lesioni personali, estorsione, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio ed autoriciclaggio, tutti aggravati dal metodo mafioso, produzione, coltivazione, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza: questa le ipotesi di reato che, a vario titolo, vengono contestate ai 22 indagati.
La genesi dell’indagine, condotta dai carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, scaturisce dal tentato omicidio di un sorvegliato speciale, avvenuto la sera del 5 luglio del 2020 a Latiano. Quel giorno la vittima, per puro caso e grazie alla prontezza di riflessi, non venne attinta mortalmente dalla raffica di colpi calibro 9 esplosi dal commando. Da li le indagini che via via hanno alzato il velo sul sodalizio dedito al malaffare, fino all’operazione «Wolf», scattata nello scorso mese di luglio scorso.