Di Vincenzo Legrottaglie
L’essere umano ha da sempre cercato di colmare la distanza siderale tra la Terra e le stelle, ricorrendo alla filosofia, alla letteratura e al sogno. Niccolò Copernico (1473 – 1543), con le sue speculazioni e ricerche in campo astronomico, cambiò radicalmente la concezione che l’uomo aveva dell’Universo e indusse altrettanti mutamenti anche in altre scienze. In questo modo, prese il via il fenomeno culturale noto come “rivoluzione scientifica” che, nel XVII secolo, abbracciò diverse tematiche e contesti.
La tesi eliocentrica copernicana situava il Sole, e non più la Terra, al centro dell’Universo, contrariamente a quanto avevano sostenuto, prima Aristotele e poi Tolomeo. La nuova teoria ha spostato le coordinate per la comprensione dell’Umanità, del proprio ruolo, del proprio posto nel cosmo e nella propria esistenza. Pertanto, più di ogni altra figura nella storia, l’astronomo polacco rappresenta, da un lato, l’esigenza squisitamente umana di dover situare sé stessi nel mondo; dall’altro, e per gli stessi fini, l’aspirazione al cambiamento dei paradigmi dell’esistenza predefinita, sino al voler mettere in discussione lo status quo per il puro piacere della ricerca.
In occasione della ricorrenza dei 550 anni dalla nascita dello scienziato, nel 2023 sono stati organizzati diversi eventi giunti, con i loro strascichi, fino ai primi mesi del nuovo anno. (…)
Se fosse stato nostro coevo, Niccolò Copernico, oggi ci avrebbe probabilmente invitati a disconnetterci dai dispositivi elettronici e ad alzare gli occhi al cielo. Così come ha fatto il pittore e scultore Vito Vincenzo Siciliano, originario di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, che sembrerebbe essersi ispirato alle meccaniche celesti, per alcune sue sculture. L’artista pugliese, durante la recente mostra tenuta a Casa Carbotti, fulcro di vivacità artistica nella Città dell’Alto Salento, ha affascinato i numerosi visitatori con alcune opere d’ispirazione metafisica.
L’orologio-scultura “Le onde del tempo” è stato inciso su legno di noce e di ciliegio, mentre l’artista correva con il pensiero all’origine del tempo, poiché non c’è spazio senza tempo. Riflettendo sulla bellezza del creato, l’ordine e la perfezione nel cercare l’eccezione, Siciliano si accorge di due meteore: schegge nel firmamento che, con il loro andare, creano turbolenze magnetiche. Così come due cuori innamorati si inseguono nell’impetuoso snodarsi del tempo, per poi planare in un oceano di tranquillità, dove celebrano il trionfo dell’amore. Su questa ispirazione, l’artista realizza una scultura, in ciliegio, dal titolo “Meteore”, dedicandola a suo figlio e alla sua dolce metà.
La cattedra-trono denominata “L’Universo” è realizzata in padouk, un legno africano di colore rosso, tale grande scultura ha come tema gli spazi infiniti, ancora insondati dall’essere umano. L’opera, con le sue simbologie cosmiche e religiose, sarebbe degna di essere collocata in una cattedrale, quale seggio di un presule, in un’aula magna, quale cattedra di un rettore o nella plancia di un’astronave, in un film di fantascienza, quale posto di comando per il commodoro della flotta intergalattica.
Del resto, lo scultore ha sempre avuto una certa tendenza a scrutare il cielo. Di fatto, è stato, per quasi quarant’anni, in servizio presso l’Aeronautica Militare italiana, raggiungendo il grado di Maresciallo di prima classe.