L’arte di Stefano Cavallo: il ritorno alle radici
È stata recentemente inaugurata la mostra intitolata “Stefano Cavallo. Ritorno a casa di un artista nomade”, che sarà aperta al pubblico fino al 30 ottobre. L’esposizione, curata dall’Amministrazione comunale tramite l’Assessore alla Cultura, Tiziana Barletta, rappresenta un significativo omaggio all’artista originario di San Michele Salentino. Il progetto espositivo si distingue per l’ampio coinvolgimento delle collezioni private, che arricchiscono il percorso con opere concesse generosamente da famiglie locali.
L’allestimento è frutto di una collaborazione tra il prof. Lorenzo Madaro, docente di Storia dell’arte contemporanea e Museologia del contemporaneo presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, e Margherita Cavallo, artista e figlia del maestro Stefano Cavallo. Nella sua curatela, Madaro sottolinea l’importanza del legame tra Cavallo e il suo paese d’origine, un rapporto che ha costantemente permeato la vita dell’artista nonostante la sua intensa attività espositiva a Milano e in altre città italiane.
Cavallo, noto per la sua dedizione alla pittura figurativa e per il suo contributo alla fondazione della Pinacoteca civica, ha donato numerose opere alla sua comunità, riconfermandosi non solo come un artista di grande talento, ma anche come un munifico custode del patrimonio culturale locale. La mostra espone opere provenienti sia dalla raccolta civica che da collezioni private, il che evidenzia quanto l’arte di Cavallo sia stata apprezzata e conservata nel contesto territoriale.
Il percorso espositivo mette in luce i temi centrali del lavoro dell’artista: dai paesaggi della sua terra d’origine, a scene di interni e nature morte, offrendo al visitatore uno sguardo approfondito sul suo immaginario. Stefano Cavallo, maestro del segno e del colore, ha mantenuto una forte fedeltà alla figurazione, pur interagendo con i fermenti avanguardistici che animavano la Milano degli anni Sessanta. Questa scelta non è stata un rifugio accademico, bensì una modalità espressiva autentica, capace di esprimere un’intensa e personale relazione con la materia pittorica.
Cavallo ha dichiarato che per lui la pittura è «un fuoco dentro» che lo spinge a dipingere con passione e irrequietezza. La sua arte non si limita a raccontare, ma piuttosto costruisce un corpo a corpo con la materia, in un processo che coniuga istinto e progetto. Le sue pennellate e spatolate, spesso voluttuose, si manifestano come vere e proprie narrazioni poetiche dei luoghi e delle emozioni che lo abitano. Tra queste, spicca il forte legame con la terra e le radici contadine del sud, che emergono nelle sue opere come testimonianza di un mondo in disfacimento, ma che Cavallo cerca di preservare.
Questo focus espositivo non vuole essere esaustivo, ma piuttosto un primo omaggio a un artista che, pur essendo stato un viaggiatore nomade, ha sempre mantenuto salda la sua connessione con San Michele Salentino, un luogo che ha continuato a ispirarlo nel corso della sua carriera. La mostra invita il pubblico non solo a conoscere l’arte di Cavallo, ma anche a riflettere sull’importanza di tutelare il patrimonio artistico, un messaggio che l’artista stesso ha incarnato con il suo lavoro e con la donazione delle sue opere alla comunità.
Concludendo, attraverso le parole dello stesso Cavallo riportate nell’articolo di Madaro, emerge il sentimento viscerale che guidava il maestro nel suo fare artistico: «Dipingo per la necessità di ritrovarmi nelle mie emozioni… Quando la natura mi affascina, sento una voglia matta di farla mia; ma spesso, più la voglia è forte, più sento povera la parola per avvicinarla e conquistarla». Questo desiderio incessante di catturare la bellezza e il movimento del mondo circostante ha caratterizzato tutta la sua carriera, rendendolo una figura centrale della pittura contemporanea italiana.
La mostra, sostenuta anche dal Servizio Civile Universale, rappresenta quindi un’occasione preziosa per esplorare l’opera di Stefano Cavallo, un artista capace di far dialogare la propria esperienza individuale con il contesto locale e universale, in un continuo confronto tra emozione e materia.