sabato, Aprile 27, 2024
San Vito dei Normanni

San Vito dei Normanni, città denuclearizzata

Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Alfredo Passante, pubblicato anche sul numero di febbraio de “Il Punto”.

Le vicende amministrative che interessarono la nostra città tra il 1980 e il 1993 furono segnate da una forte turbolenza. Va comunque annotato che tensioni e divisioni non frenarono l’azione di quanti furono in quel periodo impegnati direttamente nella gestione della cosa pubblica. Un esempio significativo credo lo si possa riscontrare nel ruolo che San Vito seppe assumere sulla questione della Centrale di 2000 Megawatt che il governo Spadolini , se ben ricordo, aveva in animo di installare, sulla base delle indagini geognostiche condotte dal prof. Cotecchia dell’Un. di Bari, nella fascia compresa tra Specchiolla e Torre Guaceto o su un tratto di costa ricadente in territorio di Avetrana. La notizia , senza essere preventivamente comunicata alle amministrazioni interessate, era apparsa sul Corriere della Sera sul finire del 1981. Il sito Specchiolla- Torre Guaceto ci vedeva , ovviamente, direttamente coinvolti e così, supportato dall’amministrazione del dott. Carella, nella quale ricoprivo la carica di assessore, avviai immediatamente dei contatti con le amministrazioni di Carovigno e di Avetrana per stabilire una linea di condotta comune capace di scongiurare gli intendimenti espressi dal governo con l’assenso della nostra Regione.

L’iniziativa pose subito il sottoscritto e Lorenzo in rotta di collisione con quello che era l’orientamento espresso da buona parte dei dirigenti provinciali del Pci, partito nel quale militavamo. Orientamento assunto dopo un’assemblea tenuta in federazione alla presenza dell’Ing. Gian Battista Zorzoli docente presso il Politecnico di Milano. Sul Pen -Piano energetico nazionale- il Pci a livello nazionale per la verità non aveva assunto una posizione ben definita. Si era infatti registrata al suo interno una profonda lacerazione. Da una parte Ingrao, Bassolino, Niki Vendola ,Laura Conte, Ermete Realacci e Chicco Testa attestati sul No al nucleare. Dall’altra, la cosiddetta ala riformista di Borghini, G.B. Zorzoli , Colajanni e Ippolito convintamente schierata per il suo utilizzo e per escludere a priori la possibilità di lasciare ai cittadini interessati dalle installazioni delle Centrali nucleari previste dal Pen, la libertà di esprimersi con un apposito referendum.



A dimostrazione della autonomia di giudizio che l’allora gruppo dirigente del Pci locale aveva sulle problematiche ambientali (sarà così anche per la centrale a carbone), organizzai presso l’Aula Magna della Scuola Media Buonsanto una serie di incontri con l’intento di fornire una corretta informazione ai cittadini su cosa avrebbe comportato l’ipotizzata installazione di una centrale a pochi chilometri dalla nostra città. Nel caso fosse stata data la possibilità alle popolazioni interessate di esprimersi tramite referendum, i cittadini avrebbero in tal modo avuto ben chiaro il quadro dei pro e dei contro. I pro rappresentati dai vantaggi economici che comprendevano benefits per le amministrazioni locali e notevole riduzione del costo del KW in bolletta . I contro dalla inevitabile rinuncia a usufruire della fascia Specchiolla-Torre Guaceto a fini turistici perchè oltre a numerosi altri dati critici, la ingente quantità di acqua del mare prelevata per le torri di raffreddamento sarebbe stata scaricata di nuovo in mare ma ad una temperatura più alta, determinando così danni irreversibili nell’ecosistema circostante e impossibilità per i bagnanti di utilizzare la marina nel raggio di 20 Km.

Per perorare la causa a favore del nucleare intervennero Il nostro concittadino prof. Aldo Romano, alcuni autorevoli tecnici dell’Enel e esponenti della Giunta Regionale che allora esprimeva Nicola Quarta come presidente. Contro il ricorso al nucleare intervennero invece Chicco Testa (passato qualche decennio dopo da fermo oppositore della politica energetica dell’Enel a suo sostenitore e , addirittura, a suo dirigente di più alto grado!) , i prof. Mattioli e Scalia in rappresentanza dei Verdi, il prof. Giorgio Cortellessa, il prof. Antonino Drago e il prof. Giorgio Nebbia esponente di punta dell’ecologismo italiano. Tutti gli incontri fecero registrare una notevole partecipazione dei cittadini sanvitesi . Quando però si trattò di assicurare uguale partecipazione nelle manifestazioni di piazza, che si tennero a Carovigno e ad Avetrana, i sanvitesi risultarono del tutto latitanti , dimostrando quella forma di atavica indifferenza che ancor oggi caratterizza spesso il loro atteggiamento nei confronti di problematiche riguardanti l’interesse generale. Ad una marcia di protesta da Carovigno a Santa Sabina parteciparono cinquemila carovignesi ( qualcuno di loro già interessato, probabilmente, all’operazione speculativa che porterà alla nascita di Rivamarina) e, approssimando per eccesso, solo una decina di sanvitesi!

Analogo atteggiamento segnerà la partecipazione dei nostri concittadini sul finire dell’estate del 1983 ad una manifestazione ,concordata con l’amm. di Avetrana, contro il nucleare, tenutasi a Torre Colimena con un concerto del cantautore Stefano Rosso che avevo contattato personalmente. L’amministrazione per l’occasione aveva messo gratuitamente a disposizione un pullman. Però malgrado la martellante pubblicità data all’iniziativa, , il pullman viaggiò quasi del tutto vuoto.
Se la Regione Puglia arrivò sul finire dell’83 a fare marcia indietro e quindi a recedere dalla determinazione di costruire una Centrale nucleare in uno dei due siti indicati dal prof. Cotecchia, il merito va perciò ascritto al movimento di opinione suscitato dalla iniziativa della nostra amministrazione e, come già riferito, alla partecipazione in massa delle popolazioni di Carovigno ed Avetrana in manifestazioni di piazza, nelle quali fui peraltro invitato a tenere dei pubblici comizi in rappresentanza del nostro comune. Di tutta la vicenda legata a quella lotta contro il nucleare resta la targa “San Vito comune denuclearizzato” che si può ancora leggere , venendo da Brindisi, all’ingresso nella nostra città. Sono però certo che i sanvitesi non ci fanno caso. Sono passati quasi quarant’anni e io mi chiedo tante volte che significato ha avuto o ha oggi quella targa in metallo per le generazioni di giovani che si sono succedute dal lontano 1983 . Dubito infatti che conoscano la storia che racchiude. La “sanvitesità” , se non la si vuole ridurre a mero folclore, dovrebbe proporsi anche il fine di salvare dall’oblio quelle battaglie che le amministrazioni hanno fatto, vincendo l’indifferenza e talvolta (come dimenticare la battaglia culturale fatta per i muri a secco e gli edifici con volte a stella!) perfino l’avversione degli amministrati, per difendere la vocazione, la bellezza e le risorse del nostro territorio. Ciò che è stato fatto in passato però non basta. Ci sono problemi che hanno oggi un’urgenza che non esisteva ieri .

Chiudo a tal riguardo con un esempio: un recente studio della nostra Regione afferma che fra un decennio l’agricoltura nella nostra provincia conoscerà una gravissima crisi a causa della carenza di acqua prelevata dai pozzi artesiani e a causa dell’inquinamento delle falde. Non si è ancora adeguatamente compreso che l’acqua non è una risorsa illimitata e che è assurdo continuare a consentire , con o senza ben noti escamotage, la costruzione di nuove piscine nelle campagne con conseguente dissennato sperpero di ingenti quantità di acqua. Come assurda rimane l’indifferenza di chi continua inopinatamente a tollerare ancora oggi lo scandalo dei pozzi neri a perdere ,responsabili , se pure non da soli, dell’inquinamento della falda. Stiamo rischiando di rendere irreversibile il degrado del nostro territorio e la mancanza di disponibilità dei beni comuni essenziali per assicurare un’adeguata vivibilità alle generazioni che prenderanno il nostro posto. La Chiesa con Papa Francesco e la sua enciclica “Laudato sì” ha dimostrato di farsi carico di questa preoccupazione.

La classe politica, impegnata, a livello nazionale nella sacra difesa dei confini della patria (sic!) e a livello locale nell’arzigogolare su un fantomatico “contesto” che ha impedito fino ad oggi l’abbattimento di quella vergognosa staccionata di via Regina Margherita e la conseguente fruizione dell’area che recinge, non mi sembra che abbia fatto o stia facendo altrettanto.

Alfredo Passante


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