lunedì, Aprile 29, 2024
San Vito dei Normanni

Il vivo ricordo di Nicola Poli

Foto di Ciccio Leonardis. Articolo a cura di Uccio Leozappa

Erano gli anni in cui le domeniche pomeriggio a  vedere le partite di calcio c’erano tre, quattromila persone. L’U.S. San Vito militava in promozione che a quei tempi era un po’ come la serie A del settore dilettanti. La domenica alle  undici in punto si pranzava dal signor Guarini in un locale di via Garibaldi. Il pranzo era molto frugale, non c’erano le conoscenze alimentari di oggi. Un po’ di riso, una fettina di carne e via. Alle tre del pomeriggio eravamo già affamati.  Io avrò avuto poco più di quindici anni.

A portare a San Vito Nicola Poli fu il presidente di allora il Sig. Milone e il vice il dott. Carriero. Mi è capitato di vederlo la prima volta durante una seduta di allenamento,  uscendo dagli spogliatoi. A quei tempi erano ubicati  dalla parte opposta, nei pressi dell’ingresso principale e lui, sempre tra i primi  ad allenarsi, si trovava  nel cerchio del centrocampo. Avrà avuto all’incirca ventinove anni. La tuta che indossava era di quelle  tipiche degli anni sessanta, di colore grigio molto abbondante e pesante. Mi ricordava Luisito Suarez, calciatore dell’Inter di Moratti padre, nei vecchi filmati in TV in bianco e nero. Il pallone di cuoio, uno di quelli con camera d’aria e che veniva chiuso su un lato con un laccio, come si farebbe con un paio di scarpe. Se capitava di colpirlo proprio in quel punto, riuscire ad indovinare la traiettoria, era un vero miracolo. Ricordo poi che quando pioveva il cuoio assorbiva tanta di quella acqua e fango  che per me diventava veramente complicato riuscire a controllarlo. Nicola Poli palleggiava in silenzio da solo con una grazia ed un’eleganza che non avevo mai visto prima. Sarebbe riuscito a tenere quel pallone sospeso in aria senza fargli toccare terra anche per ore se avesse voluto. Lo colpiva con il collo del piede,  con l’esterno, l’interno e con il tacco e con la stessa naturalezza colpiva  con destro e sinistro. E tutto avveniva come se stesse colpendo non un pallone ma una piuma. Lo guardavo estasiato e mi chiedevo se mai sarei riuscito a raggiungere la sua stessa classe. I suoi tifosi a Brindisi da ragazzino lo chiamavano “testolina d’argento”.



Solo quando ho avuto modo  di vederlo colpire la palla di testa ho capito il motivo di quell’appellativo. Generalmente si posizionava esattamente dalla parte opposta rispetto al punto dove veniva calciato il corner. Più o meno nei pressi dell’angolo alto che delimita l’area di rigore. Il suo fraterno amico Giovanni Martucci aveva la dinamite al posto dei piedi, infatti una volta durante una partita colpì in pieno viso il terzino che lo copriva e questo cadde per terra svenuto. Lo raccolsero da terra e lo portarono via in ambulanza , spero si sia ripreso. Giovanni Martucci riusciva a calciare il pallone e dargli  la traiettoria per  attraversare tutta l’aerea di rigore e far arrivare il pallone proprio lì dove Nicola Poli era posizionato. Il più delle volte riusciva a colpire la palla di testa e gli capitava spesso di indirizzarla con precisione estrema esattamente all’incrocio dei pali senza che il portiere potesse arrivarci. Che meraviglia. I suoi dribbling erano aggraziati e armoniosi.   I movimenti sinuosi del corpo e il corpo stesso erano un tutt’uno con il pallone. Sembrava superare  l’avversario senza fare alcuna fatica. Nicola Poli era uno di quelli che certamente se fosse nato in qualche città del Nord Italia sarebbe stato un professionista del calcio. Arrivo’ a San Vito come attaccante ma con il passare degli anni anche il suoi ruoli si trasformarono. Da attaccante a centrocampista fino al tradizionale libero della difesa,  di “Nereo Rocco “ memoria. Tutti i ruoli interpretati in maniera magistrale. Che calciatore. In ogni partita ci metteva l’anima e il cuore. Molto spesso anche ultratrentenne usciva  a fine partita che era stato il migliore in campo. Quel poco  che sapevo fare nel calcio l’ho imparato guardandolo giocare. Un peccato che i tanti giovani che si avvicinano oggi al calcio non lo abbiano visto giocare,  avrebbero molto da apprendere. Grazie Nicola,  grazie. Tutti i tifosi sanvitesi dovrebbero ringraziarti per aver scritto delle belle pagine di calcio per la nostra cittadina.(U.L.)


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